I
Se l’omofobia è la paura irrazionale che parla la lingua dell’intolleranza e dell’odio per l’omosessuale, per analogia con eterofobia, o se si vuole con miso-eterosessualismo si può intendere l’altrettanto fobica avversione dei gay per gli eterosessuali. L’origine prima di tali fobie risiede nella paura dell’ “alterità”, paura che può originare odio anche verso molti altri bersagli come lo straniero, (xenofobia) o le donne, (misoginia)…C’è qualcosa di diverso tra l’omofobia e gli altri tipi di paure?
II
Si può pensare alla dialettica dei termini omofobia-eterofobia secondo due modi: o si considerano complementari, aderenti e speculari; oppure si riconoscono discrepanze e disallineamenti concettuali. L’una o l’altra delle considerazioni implica importanti conseguenze ideologiche.
III
Se si considerano i due termini in modo complementare si dovrebbe così postulare due gruppi sociali nella condizione di antagonisti in un sistema che canonizza, prevede, accoglie e dà pari dignità ad entrambi e che riesce a mantenersi in vita sia grazie all’uno, sia grazie all’altro.
Qualora invece considerassimo i due concetti come a-speculari, ecco che solo l’eterofobia assumerebbe la caratteristica di una risposta reattiva, poiché espressione di una minoranza che mette in crisi il detto sistema sociale. Tant è vero che esiste un’eterofobia perché logicamente e storicamente c’è prima un’omofobia, per questo i due status di minoranza omosessuale e maggioranza eterosessuale non permettono la parità e la specularità di tali “fobie”. Anzi, essendo l’eterofobia una risposta reattiva, si trova nella situazione di essere dipendente e sottomessa alla prima.
IV
Se in una situazione ab-soluta rispetto alla realtà attuale, dove al venir meno dell’omofobia eterosessuale corrispondesse un venir meno dell’eterofobia gay, essendo la seconda la variabile dipendente della prima, ossia una sua risposta reattiva, avremmo la prova di essere in un sistema sociale ideale o qualora dovessimo riferirci al nostro, che il sistema sociale starebbe subendo profonde trasformazioni. Bisognerebbe discutere su cosa intendiamo noi per ideale e allora apriremmo il vaso di pandora del relativismo etico e non solo…
Se l’omofobia è la paura irrazionale che parla la lingua dell’intolleranza e dell’odio per l’omosessuale, per analogia con eterofobia, o se si vuole con miso-eterosessualismo si può intendere l’altrettanto fobica avversione dei gay per gli eterosessuali. L’origine prima di tali fobie risiede nella paura dell’ “alterità”, paura che può originare odio anche verso molti altri bersagli come lo straniero, (xenofobia) o le donne, (misoginia)…C’è qualcosa di diverso tra l’omofobia e gli altri tipi di paure?
II
Si può pensare alla dialettica dei termini omofobia-eterofobia secondo due modi: o si considerano complementari, aderenti e speculari; oppure si riconoscono discrepanze e disallineamenti concettuali. L’una o l’altra delle considerazioni implica importanti conseguenze ideologiche.
III
Se si considerano i due termini in modo complementare si dovrebbe così postulare due gruppi sociali nella condizione di antagonisti in un sistema che canonizza, prevede, accoglie e dà pari dignità ad entrambi e che riesce a mantenersi in vita sia grazie all’uno, sia grazie all’altro.
Qualora invece considerassimo i due concetti come a-speculari, ecco che solo l’eterofobia assumerebbe la caratteristica di una risposta reattiva, poiché espressione di una minoranza che mette in crisi il detto sistema sociale. Tant è vero che esiste un’eterofobia perché logicamente e storicamente c’è prima un’omofobia, per questo i due status di minoranza omosessuale e maggioranza eterosessuale non permettono la parità e la specularità di tali “fobie”. Anzi, essendo l’eterofobia una risposta reattiva, si trova nella situazione di essere dipendente e sottomessa alla prima.
IV
Se in una situazione ab-soluta rispetto alla realtà attuale, dove al venir meno dell’omofobia eterosessuale corrispondesse un venir meno dell’eterofobia gay, essendo la seconda la variabile dipendente della prima, ossia una sua risposta reattiva, avremmo la prova di essere in un sistema sociale ideale o qualora dovessimo riferirci al nostro, che il sistema sociale starebbe subendo profonde trasformazioni. Bisognerebbe discutere su cosa intendiamo noi per ideale e allora apriremmo il vaso di pandora del relativismo etico e non solo…
1 commento:
Leggendo alcuni saggi che trattano delle intersezioni tra omosessualità e scienze sociali, soprattutto con la psicologia, mi sono ritrovato a dover riflettere su, e di conseguenza a correggere un errore terminologico: ossia OMOFOBIA definito come l'odio, o avversione per gay e lesbiche.
Come giustamente questi studi in più di un'occasione mettono in rilievo, non si può parlare, psicologicamente (né a maggior ragione psicopatologicamente) di fobia per questo atteggiamento-comportamento. data la sua origine sociale e NON psichica, come accade per le altre fobie (agorafobia, aracnofobia...).La questione terminologica parrebbe lasciare il tempo che trova, invece ha implicazioni ideologiche ed etiche importanti se "nomina sunt consequentia rerum"...
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