V
Leggendo alcuni saggi che trattano delle intersezioni tra omosessualità e scienze sociali, soprattutto con la psicologia, mi sono ritrovato a dover riflettere su, e di conseguenza a correggere un errore terminologico: ossia OMOFOBIA definito come l'odio, o avversione per gay e lesbiche.
Come giustamente questi studi in più di un'occasione mettono in rilievo, non si può parlare, psicologicamente (né a maggior ragione psicopatologicamente) di fobia per questo atteggiamento-comportamento. data la sua origine sociale e NON psichica, come accade per le altre fobie (agorafobia, aracnofobia...).La questione terminologica parrebbe lasciare il tempo che trova, invece ha implicazioni ideologiche ed etiche importanti se "nomina sunt consequentia rerum"...
Quindi pregiudizio antigay interiorizzato sembrerebbe la definizione più rispondente alla realtà, anche se omofobia è un termine che ha il grosso vantaggio di essere sintetico e di gran Il fatto è che tutti i ragazzi e uomini gay che ho conosciuto non sono esenti da aspetti omofobici che li portano a stigmatizzare o per burla o per rabbia (...ahimè!) l' effeminatezza, più o meno palese, di altrettanti consimili, alla forsennata ricerca di una sedicente ideale mascolinità, incarnata secondo i più nei maschi eterosessuali.
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