lunedì 28 giugno 2010

Alla ricerca dell'uomo perduto

Un uomo non può stare solo, una vita va condivisa per darne un senso e per colorarla di vivo. E' lecito dopo la fine di una storia d'amore cercare con affanno una persona che possa lenire i dolori e aiutarti a vivere meglio? E' una persona ALTRA da te che ti aiuterà in questo arduo compito? La risposta è negativa. Ma solo in parte.
L'affanno nasconde ansie ataviche, l'impossibilità di fare definitivamente i conti con la propria solitudine e con la fame inesausta di affetto, di affetti lontani. Ma il bisogno carnale e spirituale di una persona accanto a te, a cui pensare, cui dedicare del tempo e delle energie è un motivo talmente nobile che si può rischiare di cadere nella trappola della forsennata ricerca dell'AMANTE perduto...

sabato 26 giugno 2010

CONTRA APERTOS CONIUGES ( ? )

Parto dalla considerazione che essere uomini (o donne) e non marionette o pecore, è un mestiere difficile, ma è ancora più difficile essere uomini single in modo consapevole; facile e comodo vivere questo status come costrizione, scelta subita o uno scherzo del destino.
Ritengo che fare i conti con la propria persona, la propria giornata, la propria solitudine e le proprie nostalgie da soli richieda una buona dose di forza e di inconsapevolezza, dono la prima, pecca la seconda e non a tutti date.
Se invece si è baciati dalla fortuna e ci si trova in coppia ( ma la sorte ti bacia anche se sei solo, almeno entro certi limiti)le faccende si complicano, e a volte la vita si semplifica: ci si apre all'altro, si accantona (nel migliore dei casi) il proprio egoismo e si ama, si dovrebbe farlo, o almeno ci si illude di farlo.
In un mondo semplice e razionale non si dovrebbe dare una terza condizione rispetto al single e alla coppia, e infatti la realtà dei fatti che non è razionale, ma umana, annovera questo ibrido detto coppia aperta. Il termine ibrido non è proprio azzeccato, specie secondo l'ottica degli "aperti" i quali si considerano coppia comunque, invece secondo quella dei "chiusi", siano essi single o coppie,i primi non sono coppia.

Per quanto mi riguarda la cosa è semplice: la coppia aperta protratta nel tempo è una piccola s.r.l. a responsabilità sempre più limitata, sfibrata dall'interno, zavorrata dall'infelicità e dall'insoddisfazione dei singoli partner.Ammetto l'apertura come fase di passaggio verso un consolidamento, o come brevissima parentesi sperimentale, ma l'atto stesso dell'apertura è una drammatica presa di coscienza dei limiti dell'uomo amante-amato, una resa alla sola ferinità del sesso e una rassegnata ammissione del non aver diritto alla felicità che ogni uomo deve pretendere per sè in quanto uomo! E il paradosso è proprio questo: la coppia si apre per cercare la felicità che in due non si trova, si tratta di raggiungere la felicità sessuale o di combattere la noia.
Poi inquietanti si aprono gli scenari se spostiamo l'attenzione al significato simbolico o psichico che può avere la terza persona o le terze persone. Come vanno considerate queste? Giocattolini? Oggetti sessuali? Medium dell'agognata gioia sexualis o amuleto contro la Noia di esitere? Scegliete voi la risposta corretta, a me, nella cecità del limite del mio pensiero, tutto viene in mente, fuorchè titolarle o appellarle con il termine PERSONA.

Quindi che fare? Scagionare o colpevolizzare le coppie aperte? Nè l'uno, nè l'altro. L'uomo non può giudicare e demolire un altro uomo, se è sincero con se stesso.
Puntare sempre alla felicità, all'optimum, consapevoli della fragilità degli uomini, specie gay, i quali per combattere la morte, che è il non-senso del vivere,troppo spesso sono sottomessi alla carne, all'onnipotenza e improcrastinabilità dei desideri, tipici di pregresse fasi di vita.